COSA ANALIZZERO’ ED INSERIRO’ NELL’ ARTICOLO:

  1. pubblico a cui si rivolge
  2. funzione del brano
  3. sviluppo della canzone e struttura del   brano
  4. quali strumenti e/o voci?
  5. come vengono utilizzati?
  6. passaggi interessanti della musica
  7. significato
  8. passaggi interessanti del testo
  9. legame tra testo e musica
  10. la canzone ricorda..
  11. la canzone si differenzia…
  12. cenni sulla vita dell’artista, se interessanti al fine di comprendere la canzone
  13. FONTI

 

Innanzitutto ascolto il brano con attenzione seguendo il testo, prendo appunti e poi scrivo la recensione

LA GUERRA DI PIERO

 

TESTO (da non includere in una recensione)

 

Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall’ombra dei fossi
ma son mille papaveri rossi

lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendano i lucci argentati
non più i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente

così dicevi ed era inverno
e come gli altri verso l’inferno
te ne vai triste come chi deve
il vento ti sputa in faccia la neve

fermati Piero , fermati adesso
lascia che il vento ti passi un po’ addosso
dei morti in battaglia ti porti la voce
chi diede la vita ebbe in cambio una croce

ma tu no lo udisti e il tempo passava
con le stagioni a passo di giava
ed arrivasti a varcar la frontiera
in un bel giorno di primavera

e mentre marciavi con l’anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di un altro colore

sparagli Piero , sparagli ora
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue
cadere in terra a coprire il suo sangue

e se gli sparo in fronte o nel cuore
soltanto il tempo avrà per morire
ma il tempo a me resterà per vedere
vedere gli occhi di un uomo che muore

e mentre gli usi questa premura
quello si volta , ti vede e ha paura
ed imbraccia l’artiglieria
non ti ricambia la cortesia

cadesti in terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che il tempo non ti sarebbe bastato
a chiedere perdono per ogni peccato

cadesti a terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che la tua vita finiva quel giorno
e non ci sarebbe stato un ritorno

Ninetta mia crepare di maggio
ci vuole tanto troppo coraggio
Ninetta bella dritto all’inferno
avrei preferito andarci in inverno

e mentre il grano ti stava a sentire
dentro alle mani stringevi un fucile
dentro alla bocca stringevi parole
troppo gelate per sciogliersi al sole

dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall’ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.

 

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RECENSIONE

Di Fabrizio Pastori

 

Titolo: LA GUERRA DI PIERO

Artista interprete: Fabrizio De André

Autore : Fabrizio De Andrè

Compositore: Vittorio Centanaro, ma depositata da De André perché l’amico Vittorio non era iscritto alla Siae.

Tipo album      Singolo

Pubblicazione  settembre 1964

Durata 3 minuti

Genere Folk, Cantautorale

Etichetta discografica: Karim, KN 194

Produttore:

 

MUSICISTI

Fabrizio De André: voce, chitarra

Vittorio Centanaro: chitarra

Werther Pierazzuoli: basso

arrangiamento di Vittorio Centanaro

tecnico del suono: Carlo Nistri

 

 

“La guerra di Piero” di Fabrizio De André è un pezzo di storia della musica, conoscere questa canzone significa conoscere una parte del patrimonio artistico dell’Italia. A livello musicale La canzone non presenta grandi sorprese è una canzone strofica tipicamente cantautorale in cui non c’è un ritornello che sottolinea le emozioni dei protagonisti, ma è un racconto che parte con la descrizione di un’immagine iniziale che viene ripresa poi alla fine del brano  ma a questo punto della canzone avrà un interpretazione completamente diversa.

L’ascoltatore superficiale di questa canzone sentirà una  poesia musicata in una melodia semplice e accattivante condotta da un ritmo dal sapore popolare, ma l’ascoltatore attento si troverà di fronte a un capolavoro poetico che lo porterà a riflettere sul senso della guerra, dell’umanità e sul valore della vita.

Gli strumenti vengono utilizzati come cornice del quadro, cioè lasciano che la voce abbia il ruolo principale le chitarre classiche e il basso sono relegati ad accompagnamento o a piccoli intermezzi strumentali per  dare respiro alla parte cantata; in particolari momenti, però, l’arrangiamento della parte strumentale aiuta a rendere meglio il significato del testo.

Ed è proprio il testo Il punto forte di questo brano, si notano gli interventi di vari personaggi: di Piero – un ragazzo che va verso la guerra, della sua coscienza che gli parla saltuariamente, e di un narratore che ci racconta la storia.

Piero parte per la guerra giovane in inverno e pare che anche il tempo atmosferico gli remi contro tant’è che De André recita ” il vento ti sputa in faccia la neve “, questo significa che Piero, che parte sconsolato per il fronte, interpreta qualsiasi cosa intorno a lui come avversa, ma poco dopo la sua coscienza, invece, gli ricorda di fermarsi un attimo a godersi il vento proprio perché, per un soldato, una volta arrivato sul fronte non ci sarà tempo e umanità per godersi le cose semplici che rendono unica l’esperienza che è la vita.

La parte più toccante di questo testo è quando Piero, trovandosi davanti al nemico, ha un momento di umanità che per un soldato risulterà fatale .

Piero si ferma per un attimo e si chiede la motivazione per cui dovrebbe togliere la vita ad un ragazzo che come lui ha lo stesso identico umore ma la divisa di un altro colore, la sua coscienza (o il suo superiore in grado?) gli dice che deve sparare e De Andrè con delle parole molto crude ci dipinge un’immagine di violenza e morte che però Piero non vuole accettare ma, mentre Piero fa questa riflessione di umanità, il suo nemico si volta, lo vede, “ha paura  ed imbracciata l’artiglieria non gli ricambia la cortesia”; De André ci dimostra che il nemico è un ragazzo con una vita speculare, con le stesse paure, le stesse preoccupazioni e dubbi di Piero  e la cui unica differenza sta nel fatto che non ha tempo di essere umano: si volta vede Piero con il fucile tra le mani e spara come ogni soldato dovrebbe fare.

E’ proprio in questo momento che l’arrangiamento di Vittorio Centanaro sottolinea alcune parti nel testo ad esempio il tonfo del corpo di Piero a terra è sottolineato da accordi più pesanti e scanditi  e mentre Piero si trova a terra negli ultimi istanti della sua vita ha solo il tempo di ripensare alla sua vita precedente e l’arrangiamento della chitarra rievoca il suono del mandolino dal sapore molto italiano quasi a ricordare la casa, la famiglia, i ricordi e gli amori di questo ragazzo che se ne stanno andando.

Il brano finisce con la stessa immagine di partenza in cui Piero è steso in un campo di papaveri rossi ma se all’inizio il brano ci poteva sembrare un ragazzo che si gode la primavera, alla fine del brano ci rendiamo conto che è il cadavere di un giovane soldato la cui esistenza è stata interrotta nella primavera della vita.

Fabrizio Pastori

Fonti: www.antiwarsongs.org / note di copertina del disco originale